mercoledì 24 settembre 2008

Cosa dicono di Sarri


Maurizio Sarri e il suo 4-4-2
Uno degli allenatori che si è guadagnato il rispetto degli addetti ai lavori negli ultimi anni è sicuramente Maurizio Sarri, nato a Napoli nel 1959, ma toscano a tutti gli effetti.
Nell’arco di 5 stagioni calcistiche l’ex funzionario di banca della provincia aretina ha realizzato il suo sogno: diventare un allenatore professionista, mettendo da parte i conti correnti e i bonifici degli altri, e cimentandosi con altri tipi di numeri.
A proposito di numeri, ve ne sono alcuni che gli rimangono addosso come una seconda pelle.
Uno dei suoi soprannomi, infatti, è Mister “33 schemi”, ovvero il numero di stratagemmi, ad occhio e croce, che sarebbe in grado di applicare su palle inattive.
Ma è anche l’uomo di un particolare modulo 4-4-2, basato sulla spinta degli esterni, con difesa alta, due mediani di contenimento a fare da diga al centro e in avanti una punta e una mezzapunta. Sebbene nel calcio sia difficile inventare qualcosa, si può dire che questa variante del modulo all’inglese è stata ben interpretata dal tecnico toscano.
Sarri inizia la sua avventura calcistica nello Stia (Ar), in seconda categoria. Scala, a suon di vittorie e di promozioni sul campo, le varie categorie dilettantistiche, arrivando in Eccellenza, in serie D, e, nell’anno 2003/2004 alla Sangiovannese. Quell’anno centra l’obiettivo dichiarato del presidente Arduino Caprini e raggiunge uno splendido secondo posto che vale la C1.
Due anni dopo lo richiede il Pescara, ripescato per l’ennesima volta in serie B. Nonostante una situazione societaria difficile e una preparazione atletica iniziata tardi, Sarri, alla fine del campionato, si toglie la soddisfazione di centrare l’undicesimo posto esaltando diversi giocatori outsiders scartati e dati in prestito da altri club di serie B.
Gli anni successivi sono meno ricchi di soddisfazioni. Degna di nota però è la doppia partita di coppa Italia con il Milan: Sarri, alla guida dell’Arezzo, vede sfuggire la qualificazione per colpa di un errore arbitrale che annulla un gol regolare della sua squadra in finale di partita. Sergente di ferro preciso e testardo, mostra queste sue caratteristiche nel bene e nel male. Sono doti che gli hanno consentito di andare lontano, ma che gli hanno anche fatto perdere alcune partite: quando il suo gioco non funziona, Sarri raramente cambia l’assetto della squadra.
Il modulo 4-4-2 alla Sarri
Il 4-4-2 può essere applicato in diversi modi, e può prestarsi ad atteggiamenti tattici e a schemi molteplici. Il gioco alla Sarri, innanzitutto, cura meticolosamente la preparazione atletica.
Gli esterni di centrocampo devono correre tanto, distruggere e costruire il gioco, saper fare contenimento ma anche spingersi avanti. Sono, in definitiva, le pedine chiave di questo modulo.
I due giocatori al centro sono sue mediani puri di rottura, devono essere il lucchetto di fronte alla difesa: recuperare i palloni e lanciare il pallone subito alle punte o alle ali. Si tratta, tutto sommato, di un modo di giocare semplice, che passa attraverso due scelte:
1) Lancio lungo del mediano verso la punta, che devia lateralmente di testa il pallone in favore di un compagno, il quale a sua volta deve essere pronto a concludere in porta.
2) Affondo di uno dei due esterni, che crossa al centro o conclude, talvolta, in porta.
E’ un modulo che da modo spesso agli esterni a segnare: ne sa qualcosa Daniele Croce, autore di un campionato col Pescara, quello del 2004/2005, giocato a livelli stellari.
Il lato debole di questo gioco è che trascura la fase di possesso della palla. E’ necessario, a volte, quando si sta vincendo e bisogna mantenere il risultato, rimanere in possesso del pallone e farlo girare, avanzando più con degli affondi palla al piede che con lanci lunghi.
|del 2008-05-28 inviato Andrea Russo - www.andrearusso1979.blogspot.com|.

1 commento:

Giulio ha detto...

Il suo soprannome era "Mister 33" (e NON mister 33 schemi). Ha cominciato ad allenare in 2a categoria per poi giungere con numerose promozioni sul campo (ha vinto anche una coppa Italia di serie D) fino alla serie B.
Nel 2005-2006 il Pescara era in difficoltà economiche e non poteva fare grandi acquisti sul mercato, nonostante questo lui compì un'impresa poichè giunse all'11° posto, salvandosi con 3 giornate d'anticipo.
In quella stagione lui e Marco Giampaolo si diplomarono con il massimo dei voti e la lode al supercorso di Coverciano.
L'anno dopo subentrò ad Arezzo con la squadra a -2 dopo 8 giornate (era stata penalizzata di 6 punti). Nonostante questo riuscì ad ottenere brillanti risultati tra cui il 2-2 all'Olimpico di Torino in casa della Juventus, il 2-2 al San Paolo con il Napoli (fu l'unico tecnico ad impedire alle due società blasonate di ottenere punti in casa!) o il pareggio con il Genoa di Gasperini. Proprio due giorni dopo questo risultato venne esonerato dal presidente toscano che poche settimane prima l'aveva definito "il Michelangelo del calcio" offrendogli il rinnovo del contratto (rifiutato da Sarri).
Poca fortuna nelle due stagioni successive. Sia a Verona che a Perugia subentra con le squadre ultime in classifica. Nel primo caso non riesce a incidere e si dimette, mentre in Umbria risale alle soglie dei playoff. Gli addetti ai lavori non si rendono conto del valore dell'organico e così viene sollevato dall'incarico quando si trova a metà classifica, ben lontano dai playout e dall'ultima posizione in cui aveva preso la squadra.
Specialista in gare andata/ritorno. Ha vinto una Coppa Italia di serie D (eliminando 7 squadre) e i playoff (Massese e Sanremese) di serie D e i playoff di C2 (Gubbio e Gualdo). Nella Coppa Italia principale ha eliminato il Livorno (2-1; 1-1) alla guida dell'Arezzo, agli ottavi di finale, quando il passaggio di turno fruttava alla vincente un milione di euro e la metà dell'incasso nella doppia sfida con il Milan. Contro il Milan perse 2-0 a San Siro ma s'impose 1-0 al ritorno colpendo una traversa nei minuti finali, sfiorando così i supplementari con i futuri campioni d'Europa.